Virtua Fighter, un nome leggendario, un picchiaduro nato dal genio di Yu Suzuki, che ha rivoluzionato per sempre un intero genere, donandogli la terza dimensione ed elevandolo verso vette qualitative impensabili.
Una serie che ha ispirato generazioni di giocatori e creatori (anche di altri media) entrando per sempre nella storia del videogame (al punto che il cabinato originale di Virtua Fighter è esposto in modo permanente allo Smithsonian museum).
La grandezza di Virtua Fighter risiede da sempre nel seguire delle semplici regole: semplicità, profondità e perfezione nell’esecuzione. Il gioco deve essere semplice da approcciare, ma deve offrire un gameplay profondo per chi decide di approfondirlo e padroneggiarlo, ed il tutto deve funzionare senza sbavature.
Una ricetta perfetta, ma che in realtà non sempre è stata apprezzata dal pubblico, più incline a giochi più “kitsch” e dall’aria meno impegnativa.
E così con la classica situazione da “primo della classe”, tutti i pregi e l’unicità della serie creata da Am2, sono diventati anche un ostacolo al potenziale (commerciale) della serie.
Intendiamoci, Virtua Fighter resta un’istituzione soprattutto nelle sale giochi nipponiche, ma proprio per la sua aria da picchiaduro “pulito”e tecnico senza fronzoli, non ha mai potuto ambire ai numeri della concorrenza.
Numeri che evidentemente non sono stati sufficienti per l’ultimo capitolo su console lanciato nel 2012 (Virtua Fighter 5 Final Showdown), e che hanno decretato il congelamento della serie.
Per il 60° anniversario della compagnia, Sega ha deciso di riesumare la serie Virtua Fighter, e lo fa questa volta puntando all’esport, un nuovo settore sta emergendo negli ultimi anni sorpattutto in Giappone.
Così nasce Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown (o “Virtua Fighter esports” per i nostri amici giapponesi), un remake di Final Showdown pensato per introdurre una nuova generazione di giocatori al classico picchiaduro Sega, e nel frattempo testare le acque in vista di futuri capitoli.
Come sarà andata?

The Ultimate Showdown


Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown è un remake di Final Showdown, ricostruito interamente da zero utilizzando il “Dragon Engine” (lo stesso motore grafico usato dagli ultimi capitoli della serie Yakuza).
La scelta del motore non è casuale, infatti per questo remake ha partecipato non solo AM2, ma a sorpresa anche il Ryu Ga Gotoku Studio.
Grazie al Dragon Engine, Virtua Fighter 5 ha ricevuto un notevole boost grafico, che lo porta ai vertici del genere.
I modelli dei personaggi diventano così ancora più dettagliati, con un maggior numero di poligoni e con nuovi shader della pelle e dei materiali che danno un effetto più verosimile e di sicuro impatto.

  Il modello di Akira in Final Showdown (sopra) confrontato con quello di Unlimate Showdown (sotto)


Anche le arene sono state completamente ricostruite: non sono una semplice trasposizione 1:1, ma sono state ripensate sia graficamente che artisticamente, risultando a tutti gli effetti nuove nonostante il layout dei ring sia rimasto inalterato.
Essendo una ricostruzione in tutto, anche la parte artistica è cambiata soprattutto per quanto riguarda i volti dei personaggi, che risultano diversi rispetto a come li ricordavamo in Final Showdown.
Lo stile somiglia molto ai volti della serie Yakuza, il che ci fa sospettare che ci sia lo zampino del Ryu Ga Gotoku Studio anche in questo reparto.
La resa dei nuovi volti è generalmente ottima, anche se alcuni personaggi giovano maggiormente del lifting rispetto ad altri, come ad esempio Akira e Sarah, che risultano invece un pò strani quando vengono ripresi in angolazioni particolari e con certi tipi di illuminazione. Per il resto diventa una questione di gusti tra preferire lo stile classico di VF5 a quello nuovo di Ultimate Showdown.

Anche la parte audio non è stata lasciata in secondo piano, proponendo una colonna sonora totalmente nuova, creata dai maestri di Sega come Hiro, Takayuki Nakamura, Fumio Ito e altri.
Le musiche sono molto più incisive rispetto a Final Showdown, mantenendo lo stile classico Sega e prendendo spunto da svariati generi, dal progressive rock all’elettronica e così via, risultando sempre adatte al mood dell’arena (e quindi del personaggio ad essa abbinato).
Chiude la parte audiovisiva una nuova presentazione, ovvero il biglietto da visita per ogni buon gioco arcade, soprattutto made by Sega.
I ragazzi di Marza Animation Planet ci regalano uno dei migliori filmati di apertura in CG della serie Virtua Fighter, dove le immagini si mescolano in perfetta sincronia col nuovo tema principale di Ultimate Showdown.

  Le ambientazioni sono state completamente riviste sotto il profilo artistico e grafico



Il lavoro tecnico svolto da Sega è di primo livello, tanto che sembra di tornare ai fasti di un tempo, quando la casa di Sonic era capace di creare arcade di assoluto impatto audiovisivo oltre che ludico ovviamente, e ci piace constatare che quella Sega è tuttora viva e vegeta.


“Less Talk More Action”

Il sistema di combattimento di Virtua Fightersi si basa su soli tre pulsanti: pugno, calcio ed un pulsante per la parata.
Un sistema semplice da approcciare, che permette fin da subito di focalizzarsi sull’imparare le meccaniche di gioco, saltando il classico ostacolo dei neofiti del dover ricordare i pulsanti di base.
L’uso dei soli tre pulsanti non deve però trarre in inganno: la combinazione di questi e dei tasti direzionali, danno vita ad una delle più complete e varie movelist offerte da un picchiaduro.
Le combinazioni inoltre non sono pensate a caso, ma hanno dietro sempre una logica nella scelta dei tasti, cosa che permette una più facile memorizzazione.
Anche l’esecuzione delle mosse non richiede troppa manualità (soprattutto rispetto ad altri picchiaduro dove le mosse risultano inutilmente arzigogolate), e la maggior parte potranno essere eseguite generalmente con la sola pressione di due tasti ed una direzione.

  L’unica concessione alla modernità barocca è rappresentata dall’aggiunta delle “nuvole” luminose durante i colpi. Lo schema cromatico serve a indicare il tipo di impatto.


Al  contrario dei moderni esponenti del genere che basano il loro gameplay sulle cosiddette “comeback mechanics” e sull’esecuzione delle “super”, Virtua Fighter si presenta come l’ultimo picchiaduro rimasto ancora puro. Qui non ci sono barre energetiche da riempire, l’unica barra è quella della vita, ed il vantaggio perso lo si deve riguadagnare sul campo, senza aiuti.
E Virtua Fighter 5 offre tutti gli strumenti offensivi e difensivi necessari al giocatore (che sia esperto o meno) per risolvere qualsiasi situazione.
Si inizierà così dalle tecniche base come le schivate, la fuga dalle prese e l’uso dell’arena a proprio vantaggio (per mandare l’avversario in ring out o per sbatterlo al muro ed infliggergli danni e combo maggiori), e continuando nell’addestramento si passerà a livelli superiori dove si terrà conto ad esempio dei contrattacchi, della posizione dei piedi (se aperta o chiusa), dalla tipologia di peso del proprio avversario, delle distanze (fondamentali in VF) per finire con i dati sui frame.
Come nelle vere arti marziali, Virtua Fighter diventa un viaggio di continuo miglioramento, dove ogni volta si può apprendere qualcosa di nuovo e crescere come lottatori virtuali.


Better run home to momma now


Nel panorama attuale, Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown è una mosca bianca, dal momento che si presenta al lancio come un gioco intero, con il roster dei personaggi completo da subito, tutte le arene presenti, nessuna patch di bilanciamento e DLC limitati alle sole parti estetiche.
Sega ha già confermato che non ci saranno personaggi aggiuntivi via DLC, per non rischiare di intaccare il delicato bilanciamento originale di Final Showdown. Questo non può che far piacere soprattutto a quella parte di utenza ormai esasperata dalle pratiche DLC-centriche degli altri picchiaduro moderni, che molte volte rovinano solo gli equilibri già precari di certi giochi.
Ultimate Showdown offre quindi tutti i 19 personaggi presenti in Final Showdown, ovvero tutti i personaggi comparsi durante il corso della serie.
Solo Dural purtroppo non fa parte dei personaggi selezionabili in questo capitolo, ma compare solamente come boss finale dell’arcade mode.
Virtua Fighter da sempre punta sulla qualità più che sul quantità, ed i personaggi che troviamo sono tutti realmente differenti, ognuno con un sistema e stile di gioco unici, ma allo stesso tempo bilanciati alla perfezione, per cui non ci sono personaggi meno utili di altri.

  Da Kage Maru ad Aoi, ritroviamo tutti i nostri lottatori preferiti



Come abbiamo già detto, tornano anche tutte le 20 arene (una per personaggio, altra cosa ormai non scontata nei picchiaduro moderni).
Le arene sono di forme differenti, ci sono i classici ring quadrati senza barriera, quelli rettangolari e ottagonali, alcuni con barriere a media altezza (distruttibili o meno, dove è ancora possibile il ring out in certe condizioni), altre con muri interi, altre con barriere solo uno o due lati del ring, altre con gabbie a scomparsa e così via.
Diventa quindi fondamentale anche tenere d’occhio la propria posizione per non rischiare un ring out o di essere sbattuti al muro con tutto ciò che ne consegue.


“You’ll enjoy this, thrust me. Ready?”

Una volta avviato il gioco, il menu principale si presenta elegante e chiaro, con una grande finestra dove vengono proposti i replay delle partite dei giocatori di livello alto, una caratteristica utile per chi vuole iniziare a studiare il gioco.
Tra le opzioni si scorge subito una funzione oscurata con la dicitura “in preparazione”, che arriverà in uno dei prossimi aggiornamenti.

Il menù principale con l’utilissima funzione replay

l’artwork per il secondo giocatore non è una semplice versione specchiata



Dove Ultimate Showdown pecca è sul fronte modalità single player. Data la vocazione “esport” di questo titolo, è evidente che Sega non ha dato molto peso a questo aspetto, limitando le modalità in singolo al classico Arcade Mode, al Versus Offline e al Training Mode.
Quest’ultimo presenta tre diverse modalità: un tutorial di 20 lezioni dove apprendere velocemente le basi del sistema, l’allenamento delle mosse per ciascun personaggio, ed infine il training libero dove è possibile regolare tutti i parametri possibili di allenamento, controllare l’esecuzione delle mosse, verificare i dati sui frame di vantaggio e di esecuzione e molto altro.
Purtroppo si sente la mancanza di modalità single player più corpose come i cari vecchi Quest Mode e Kumite presenti in VF4 e VF5.

Sul versante online invece il gioco offre molte opzioni, a iniziare dalle partite classificate a cui si accede tramite matchmaking.
Nell’attesa che il gioco trovi la partita, è possibile allenarsi liberamente contro il fantoccio della CPU, un’idea utile e sicuramente migliore rispetto a fissare una schermata fissa di caricamento come avveniva in passato.
Oltre alle partite classificate ci sono le classiche stanze, ognuna supporta fino a 16 giocatori e può essere settata secondo diverse regole, dal classico “chi vince resta” al vari tornei (anche a doppia eliminazione), kumite e campionato.
Le stanze supportano anche la modalità spettatore, nel quale i giocatori che aspettano il proprio turno, possono interagire tramite chat con frasi preimpostate o con delle simpatiche emoticons (sempre a tema Virtua Fighter).
Proprio in questi giorni Sega ha aggiunto la funzione di ricerca delle stanze tramite codice ID, utile quando si vuole entrare in stanze specifiche.

  Le lobby supportano fino ad un massimo di 16 giocatori e permettono di organizzare tornei, kumite ecc. E’ possibile partecipare anche come spettatore


Il netcode sembra sia basato sui server, e stando a Sega dovrebbe “assorbire” la latenza. Nella realtà il sistema non è perfetto e sicuramente la distanza dai server stessi diventa determinante.
Dalle nostre prove, il netcode non è sembrato troppo diverso rispetto al passato, e generalmente è buono, garantendo partite con lag al minimo, ma per quanto siano poco frequenti, partite con molto lag sono comunque in agguato.
Va anche segnalato una difficoltà a volte nel sistema di matchmaking nel trovare altre partite classificate.
Manca inoltre una suddivisione in regioni, il che può rendere difficile organizzare stanze.
Si spera che questi problemi possano essere per quanto possibile risolti in futuri aggiornamenti.

You are 10 years too early

I DLC opzionali in Ultimate Showdown solo per fortuna limitati ad oggetti estetici.
Tuttavia come successo già in Final Showdown, questo significa che la classica opzione di personalizzazione del personaggio presente in VF4 e VF5 va sostanzialmente comprata a parte anche questa volta.
Il Legendary Pack, ovvero il primo DLC disponibile, contiene il “Costume C” per ogni lottatore e circa 2000 oggetti di personalizzazione. Il numero può sembrare alto ma in realtà come varietà di oggetti siamo più dalle parti di Virtua Fighter 4, mancando molti item che erano presenti invece nell’originale Virtua Fighter 5. Siamo quindi lontanissimi dai livelli di Final Showdown.
Sega ha già confermato che tutti gli oggetti di Final Showdown arriveranno in futuro, insieme a nuovi e inediti, ma resta da vedere se verranno venduti a ogni giro, o se basterà l’acquisto dell’attuale Legendary Pack.
Una delle aggiunte più interessanti di questo DLC sono le skin in stile Virtua Fighter 1 (quindi con lo stile inconfondibile dei poligoni flat) applicabili a tutti i personaggi, anche quelli che non erano originariamente presenti in VF1.
A questo si aggiunge anche la mitica arena di Jacky di VF1, insieme all’HUD (barra della vita, font ecc.) sempre ispirati a quelli di VF1.

Il numero attuale di oggetti presentipermettono una certa liberà nella personalizzazione, ma siamo lontani da VF5 e Final Showdown

I modelli spigolosi di VF1 sono la celebrazione perfetta per un picchiaduro che ha fatto la storia


Infine per completare l’offerta, il DLC da la possibilità di scegliere le colonne sonore dei precedenti capitoli di Virtua Fighter (proprio tutti, da VF1 a VF5, passando anche per Virtua Fighter Kids che va sbloccato tramite cheat code alla vecchia maniera, premendo il tasto Options mentre si seleziona l’OST di VF2), per un impressionante totale di 180 brani.
Sono state incluse addirittura musiche non utilizzate nei precedenti capitoli, insomma un vero tocco di classe per ogni fan di VF che si rispetti.


Conclusione

Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown è un vero e proprio regalo ai fan per i 60 anni di Sega (il gioco è gratis per due mesi per gli utenti PSPlus). Soprattutto nell’attuale mercato, ritrovarsi con un picchiaduro completo, di questa qualità e con questa purezza è un evento unico, per quanto alla fine parliamo pur sempre di un remake.
Fa piacere vedere Sega rientrare finalmente nel genere picchiaduro, tuttavia si poteva sfruttare meglio l’occasione ed offrire l’esperienza definitiva, sia sul fronte dei contenuti single player (ormai necessari anche nei picchiaduro se si vuole uscire dalla nicchia), sia sul fronte online dove c’è ancora qualcosa da limare, ma che probabilmente sarà sistemato nei prossimi aggiornamenti.
In conclusione se dobbiamo considerare solo il gameplay ed i contenuti del gioco (personaggi, arene ecc.) , oltre alla qualità del lavoro dietro questo remake, Ultimate Showdown è quasi inattaccabile.
Ma è sulle modalità offerte che Ultimate Showdown non spicca il volo, diventando troppo dipendente dalla sua natura di gioco online focalizzato all’esport.
Nonostante questo, Ultimate Showdown è un ottimo rilancio per la serie, e sia i fan storici che coloro che vogliono provare un picchiaduro diverso e unico, non dovrebbero lasciarselo sfuggire.

Nota:
Si ringrazia Sega of America per averci fornito il codice del gioco per la recensione.

“Kono toki wo mattetaze!”

PRO:
  • Grafica al top del genere
  • ancora oggi il miglior picchiaduro in circolazone
  • un gameplay quasi perfetto, puro e profondo
  • stile artistico e musicale degno dei vecchi capitoli
CONTRO:
  • modalità single player estremamente limitate
  • lo stile dei nuovi volti dei personaggi può non piacere
  • netcode buono ma non perfetto
  • alcune mancanze sulle opzioni online
  • nessuna novità di gameplay da Final Showdown (non necessariamente un difetto)
Credits:
City HunterHunter in the City